Preistoria e occupazione Romana
La Lunigiana è una regione storica situata tra la Toscana settentrionale e la Liguria di Levante. Anticamente la Lunigiana corrispondeva all’estensione dell’antica Diocesi di Luni, mentre oggi essa corrisponde al bacino fluviale del Fiume Magra, amministrativamente diviso tra le Province di Massa Carrara e La Spezia. La Val di Magra per le sue caratteristiche geografiche-morfologiche e la sua posizione è sempre stata una terra di passaggio e un corridoio naturale tra comprensori diversi, di cui sono visibili ancora oggi evidenti contaminazioni che hanno fortemente condizionato la sua vicenda storica e l’organizzazione del suo territorio. Il territorio mostra una forte caratterizzazione e una forte unità culturale fin dalla preistoria, come testimoniano ancora oggi le celebri “Statue Stele Lunigianesi”, conservate al Castello del Piagnaro di Pontremoli: si tratta di sculture antropomorfe realizzate in pietra arenaria fra il IV e il I millennio a.C.
Il nome della Lunigiana compare nel 1141 per indicare il territorio che era stato del municipio romano della città di Luni e della sua diocesi che comprendeva 35 pievanie in tutta la valle della Magra con i suoi affluenti, una parte della valle del Serchio e il litorale compreso a nord del fiume Versilia fino a Levanto. Oggi ci si riferisce a questo territorio come Lunigiana Storica. La città di Luni fu fondata alla foce del fiume Magra nell’anno 177 a C., come colonia romana a seguito della sconfitta dei Liguri Apuani. Ebbe una grande rilevanza in età imperiale grazie allo sfruttamento delle cave di marmo “lunense” (successivamente noto come marmo di Carrara) e delle risorse della Lunigiana interna. Il porto di Luni garantiva la diffusione di questi prodotti in tutto l’ambito dell’impero. Inoltre una rete stradale attraversava il territorio già da epoca repubblicana. Il sistema produttivo e mercantile lunense entrò però in crisi a partire dal IV secolo, quando le cave furono chiuse e il porto, gradualmente insabbiato, fu abbandonato. Luni morì come città, e nessun centro o entità politica si sviluppò fino al punto di dare nuovamente una unità amministrativa al territorio della Lunigiana
Il Medioevo
Dopo la fine dell’Impero romano di Occidente, nel periodo delle invasioni barbariche (VI-VII secolo), la Lunigiana fu teatro degli scontri fra Bizantini e Longobardi, furono infatti costruiti diversi castelli, per una sorta di linea fortificata o “limes”.
Dopo la definitiva conquista longobarda del territorio la Lunigiana cominciò ad orbitare nell’area di Lucca. Questa influenza proseguì anche sotto i Franchi: mentre si assisteva alla definitiva crisi di Luni, fiaccata dai saccheggi saraceni e da quelli Normanni, il Ducato longobardo fu sostituito da un Marchesato carolingio, ma non ci furono grandi cambiamenti di tipo politico fino al X secolo. Il territorio venne riorganizzato secondo il modello delle “curtes”, proprietà fondiarie rurali che saranno alla base della successiva feudalizzazione e incastellamento del territorio Proprietari di queste corti erano i principali gruppi aristocratici, ma anche i Vescovi e le chiese. Tra i gruppi nobiliari, risaltano gli Obertenghi e i loro diversi rami.
A metà del X secolo, il re d’Italia Berengario II creò la Marca della Liguria Orientale (Obertenga), staccando di fatto la Lunigiana dal dominio di Lucca. La Marca della Liguria Orientale fu affidata al conte di Luni Oberto, capostipite degli Obertenghi.
Nei secoli X-XI la crisi del Regno Italico e l’assenza di centri urbani di riferimento favorirono una forte frammentazione che condusse allo sviluppo di numerose piccole signorie territoriali dominate ora da nobili famiglie, ora dai vescovi-conti di Luni che divennero per lunghi periodi il vero punto di riferimento.
I secoli XII e XIII sono ancora caratterizzati da una forte instabilità politica nella quale si delineano però l’ascesa dei Malaspina (uno dei quattro rami degli antichi Obertenghi) e il consolidamento del potere dei Vescovi di Luni.
Il XIII secolo fu il periodo di massimo sviluppo delle azioni espansive dei Malaspina che entrarono sempre più in attrito con i vescovi conti di Luni. I loro scontri terminarono solo con la pace firmata nell’anno 1304 al castello di Castelnuovo di Magra, alla quale partecipò Dante Alighieri (in esilio proprio in Lunigiana) in quanto procuratore dei Malaspina. Il vescovo conservò soltanto un potere limitato nel litorale e nella bassa valle della Magra, mentre tutto il settore centrale e settentrionale restò in mano ai Malaspina, che tuttavia non riuscirono mai a formare una signoria unitaria. Il patrimonio Malaspiniano fu infatti diviso in due grandi blocchi: a Corrado Malaspina, primo rappresentante dello Spino Secco, fu assegnato tutto il territorio situato sulla riva destra del Magra mentre a Obizzo Malaspina, capostipite del ceppo dello Spino Fiorito, tutti i territori disposti sulla riva sinistra del Magra con eccezione di Villafranca, con sede a Filattiera. Solo Pontremoli, libero comune, non segue le sorti della dinastia Malaspina.
Questa prima grande divisione fu seguita da altre irreversibili suddivisioni che condussero a una impressionante frammentazione del territorio, che portò infine la Lunigiana ad essere dominata da Signorie e poteri esterni fin dal basso Medioevo. Dopo i brevi tentativi di unificare il territorio da parte di alcuni personaggi come Castruccio Castracani e Spinetta Malaspina, nella prima metà del secolo XIV, la Lunigiana fu spartita fra le maggiori città-Stato del tempo: Genova, Milano, Lucca, Firenze.
Età moderna
La Lunigiana in età moderna continuò ad essere un territorio di frontiera tra diverse realtà comunali e signorie di diversa entità. Genova, Firenze e Milano ampliarono gradualmente la propria influenza prendendo il controllo di diverse aree del territorio, intercalate con marchesati sempre più piccoli in mano ai Malaspina.
Gli anni della Rivoluzione Francese e di Napoleone provocarono anche in Lunigiana grandi cambiamenti.
Le zone storicamente divise in feudi vennero inglobate prima nella Repubblica Cisalpina e poi nel Regno d’Italia. Allo stesso modo le zone della Val di Magra governate dal Granducato di Toscana entrarono a far parte del Regno d’Etruria.
Con la sconfitta di Napoleone e la Restaurazione, il Congresso di Vienna (1814-15) sancì che gli ex feudi imperiali passassero sotto il dominio estense di Francesco IV d’Asburgo, duca di Modena e Reggio (dal 1829 anche Duca di Massa e Principe di Carrara) mentre i territori di Fivizzano, Pontremoli, Codiponte, Bagnone, Castiglione del Terziere, Casola e Caprigliola furono assegnati al Granducato di Toscana.
Il Trattato di Firenze del 1844 chiuse definitivamente il periodo napoleonico e delineò “Tre Lunigiane”: una Lunigiana assegnata al Ducato di Parma e Piacenza, con Pontremoli e Bagnone; una Lunigiana assegnata al Ducato di Modena e Reggio con Fivizzano, Aulla, Licciana, Massa e Carrara; una Lunigiana assegnata al Regno di Sardegna, con Sarzana, La Spezia e la Val di Vara.
Nel 1859, anno della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana, il territorio lunigianese ritrovò la sua unità e proclamò la sua annessione al Regno di Sardegna. Con l’unità d’Italia (1861) la Lunigiana entrò a far parte della provincia di Massa Carrara, senza alcun rispetto della storia e delle tradizioni della regione. Il dittatore di Modena Luigi Carlo Farini spaccò in due il territorio della Lunigiana Storica, creando per l’appunto la provincia di Massa Carrara con la Val di Magra e parte della Garfagnana, mentre La Spezia e la Val di Vara furono assegnate alla provincia di Genova.
Alla fine del XIX penetrarono anche in Lunigiana le idee socialiste e cominciarono a costituirsi i primi nuclei del movimento operaio. Rilevanti a tal proposito furono i moti di Lunigiana, un’agitazione di carattere insurrezionale iniziata a Carrara nel 1894 per protesta contro il rincaro dei generi alimentari e duramente repressa con la proclamazione dello stato d’assedio in tutto il territorio della Val di Magra.
Nella prima parte del XX secolo la Lunigiana visse una delle fasi storiche più difficili: in un territorio già molto colpito dal fenomeno dell’emigrazione a peggiorare il quadro economico e sociale sopraggiunse la Prima Guerra Mondiale e, nel 1920, un terribile terremoto che colpì la zona orientale.
Il secondo conflitto mondiale peggiorò ulteriormente la situazione, dal momento che la Lunigiana fu la retrovia della Linea Gotica, linea di demarcazione del fronte che separava i territori ancora occupati dalle forze nazifasciste e i territori liberati dagli alleati . Per la sua ubicazione quindi la Lunigiana divenne uno dei più importanti terreni d’azione delle brigate partigiane.
Tra il 1943 e il 1945 la Lunigiana patì alcuni degli episodi più tristi e più efferati dell’intero conflitto, ricordati in tutto il territorio da lapidi e cippi. A testimonianza dell’importanza e della capillare diffusione della Lotta di Liberazione nel territorio lunigianese sia la Provincia di Massa Carrara che quella della Spezia furono decorate dalla Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Guerra di liberazione.
Testi di Francesco Bola (storico dell’arte) e Mattia Olivieri (storico)