
E’ un dolce tipico della zona di Fivizzano e Comano, preparato in occasioni speciali come la festa del patrono, dall’aspetto simile ad una focaccia molto alta e al suo interno contiene uva passa, pinoli e semi d’anice. Non conosciamo la sua ricetta originale perchè, come molte torte e altri piatti tipici della Lunigiana, ogni borgo, ogni famiglia ne aveva una variante , quindi risultò difficile trovare una ricetta scritta con le giuste dosi e i precisi tempi di lievitazione e cottura poiché tutto era affidato alla sapiente capacità delle donne di case, che spesso si tramandavano i segreti di generazione in generazione.
Questo dolce nella zona di Sassalbo (Fivizzano) è legato ad un antico rito, quello del fidanzamento. Il rituale antico prevedeva che dopo la festa nel giorno di San Michele Arcangelo, in cui l’attrazione tra i due innamorati veniva manifestata pubblicamente con il ballo, la famiglia della donna inviasse a quella dello sposo la “carscenta”; se la famiglia del ragazzo vedeva di buon occhio il fidanzamento restituiva metà della carscenta alla famiglia della ragazza, altrimenti la rimandava indietro intera.
Se volete preparare questo dolce ecco alcuni consigli: si lavora il lievito di birra con la farina, un pizzico di sale e acqua; la “leoda” così ottenuta viene lasciata a riposare, per una notte, in un recipiente. Tutti gli ingredienti, a temperatura ambiente, sono impastati manualmente (zucchero, uova, latte intiepidito, burro, panna, uvetta, pinoli, semi d’anice) fino ad ottenere un impasto denso e consistente. La teglia, di medie e grosse dimensioni, viene imburrata, spolverata di farina e riempita per poco più di metà; si mette a lievitare in un luogo asciutto al riparo da luce e correnti d’aria, finché il volume non raddoppia. La torta viene cotta in forno a 180°C su uno strato di foglie di castagno, per circa 60 – 80 minuti a seconda della dimensioni. Nella versione sassalbina al posto dei pinoli venivano usate le noci, più facilmente reperibili.