
Gennaio in Lunigiana è sinonimo della Disfida dei Falò di Pontremoli, l’eterna competizione fra i bianco-blu di San Nicolò e i bianco-rosso di San Geminiano: ma se oramai sapete tutti che i primi accendono il loro fuoco la sera del 17 Gennaio al Ponte “Pompeo Spagnoli” presso Porta Parma, mentre i secondi incendiano la loro pira il 31 Gennaio al Ponte della Cresa, in occasione del patrono della città, forse non sapete che in Lunigiana ci sono altri appuntamenti dedicati a questo rito ancestrale che è sopravvissuto fino ai nostri giorni…
Vi segnaliamo anche i falò dedicati a Sant’Antonio Abate, un’usanza legata al mondo contadino che vede il santo protettore degli animali da allevamento: la sera del 16 Gennaio vengono accesi due fuochi a Filattiera, uno presso la porta del borgo e uno in località Volpino presso un’edicola votiva, mentre domenica 19 Gennaio a Mulazzo verrà dato alle fiamme il Falò di Sant’Antonio.
Ma se volete conoscere tutti i segreti della disfida di Pontremoli non potete assolutamente perdervi le visite guidate “Pontremoli Segreta” organizzate da Sigeric in programma per il 17 e 31 Gennaio per scoprire i luoghi che caratterizzano i due rioni e per conoscere da vicino i fuochisti intenti a sistemare gli ultimi dettagli delle loro pire.
Ma come viene costruito un falò? Il blog di San Geminiano ci racconta che in genere è alto dagli 11 ai 13 metri, a seconda delle condizioni meteo nei giorni dell’accensione, con una circonferenza alla base di 20-25 metri. E’ composto da arbusti sottili e molto secchi (in particolare: erica selvatica – altrimenti detta “ulso” -, ginestra, rovi) che i fuochisti iniziano a tagliare nei boschi del pontremolese sin dal mese di settembre, e ad immagazzinare in luoghi segreti in modo da garantire un’ottima essicazione e da scongiurare eventuali sabotaggi (incendi, furti o altre azioni dimostrative) da parte del rione avversario. I “bochi” (così vengono chiamati in dialetto gli arbusti per il falò, retaggio di quando il fuoco si faceva quasi esclusivamente di rovi e piante spinose poichè il resto della legna era raccolto dai proprietari dei boschi per le attività domestiche) vengono disposti attorno ad una intelaiatura di pali di castagno o acacio, che fungono, oltre che da sostegno della pira, da camino di tiraggio dell’aria nel momento dell’accensione, quando la fiamma deve svilupparsi verso l’alto. La tradizione vuole che, a parte per il fissaggio dei pali, non deve essere impiegato nessun mezzo meccanico per innalzare la pira che dovrà essere controllata dai fuochisti giorno e notte fino all’accensione. Per questo motivo nei pressi del luogo stabilito viene sempre innalzata una piccola casetta allo scopo di offrire conforto e calore a tutti coloro che sono impegnati nella costruzione, ma che diventa anche luogo di ritrovo per tutti i simpatizzanti del rione che qui vivono grandi momenti di convivialità.